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  Dr. House Italia - Porfiria eritropoietica congenita
PORFIRIA ERITROPOIETICA CONGENITA (CEP) o M. DI GUNTHER
 
Le PORFIRIE sono un gruppo di malattie rare, per la maggior parte ereditarie, dovute ad alterazioni  a carico degli enzimi coinvolti nella sintesi dell’EME: un complesso chimico, con al proprio interno un atomo di ferro in grado di legare l’ossigeno (l’EME lo ritroviamo ad esempio associato alla GLOBINA a costituire l’EMOGLOBINA dei globuli rossi!).
 
I diversi tipi di porfirie si possono classificare, dal punto di vista clinico, in due gruppi: acute e non acute. Le prime sono accomunate fra l’altro dal manifestare spesso una sintomatologia neurologica che invece le porfirie non acute non hanno. La PORFIRIA ERITROPOIETICA CONGENITA appartiene a questo secondo gruppo.
 
E’ una malattia molto rara, ereditata secondo modalità autosomica recessiva (deve essere trasmessa da entrambi i genitori che tuttavia non presentano alcun sintomo). I sintomi principali, l’ANEMIA EMOLITICA (distruzione dei globuli rossi) (ad Alice durante il ricovero viene riscontrata una anemia) e la FOTOSENSIBILITA’ (sensibilità della cute alla luce), sono presenti fin dalla nascita e sono dovuti alla massiccia quantità di porfirine circolanti (le  PORFIRINE sono metaboliti intermedi della sintesi dell’eme, che non venendo completamente utilizzati nella sintesi per la carenza enzimatica propria della malattia, si accumulano nell’organismo e sono responsabili del quadro clinico). Nei casi meno severi i sintomi possono comparire anche più tardi, nell’adolescenza o nell’età adulta. La fotosensibilità cutanea determina lesioni bollose (se si ricorda, il mattino successivo all’intervento chirurgico Alice presenta un brutto rash vescicolare nella sede dell’intervento che il team sospetta inizialmente come allergico. Successivamente Alice svilupperà un secondo rash simile al primo, questa volta localizzato però al braccio sin. e poi anche alla gamba sin. che verrà interpretato da House come infettivo. Fortunatamente prima della programmata amputazione Chase realizza che Alice possa essere affetta da una Porfiria eritropoietica congenita e l’intervento viene quindi fermato in tempo!) che sono all’origine delle cicatrici e degli esiti discromici. Il danno cutaneo ripetuto nel tempo, le sovrainfezioni ed i processi di cicatrizzazione possono condurre ad atrofia cutanea, a mutilazioni soprattutto in sedi quali il naso e i padiglioni auricolari, e a severe limitazioni funzionali soprattutto alle mani.
 
Una caratteristica curiosa di questa malattia è l’ERITRODONZIA: illuminando i denti con luce ultravioletta questi presentano una fluorescenza rossa. Questo fenomeno è dovuto alle porfirie che si depositano nel fosfato di calcio dei denti.
 
Il trattamento si basa sulle trasfusioni di globuli rossi per correggere l’anemia e sulla prevenzione dell’esposizione alla luce solare e alla profilassi e al trattamento delle infezioni cutanee. Il TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO che può essere realizzato anche con CELLULE STAMINALI ricavate da CORDONE OMBELICALE è l’unica terapia che permette la guarigione della malattia.
 
E adesso un’ultima curiosità. Sembra che ad ispirare lo scrittore irlandese Bram Stoker (tra l’altro da giovane fu ricercatore medico!) nello scrivere DRACULA sia stata proprio questa malattia. Si possono infatti osservare delle sorprendenti connessioni tra le caratteristiche di questa malattia e le particolarità del vampiro. Il classico pallore dei vampiri sarebbe da ricondurre all’anemia così come la conosciuta debolezza del vampiro alla luce solare, sarebbe da ricondurre alla fotosensibilità. L’allungamento dei canini tipico dei vampiri! sarebbe da ricondurre invece all’eritrodonzia che li farebbe per l’appunto apparire più lunghi rendendoli addirittura visibili anche al buio. E non è finita. Il malato di porfiria non può assolutamente mangiare, e nei casi più estremi toccare l’aglio, proprio come il vampiro! questo perché l’aglio, contrariamente a quanto succede nelle persone sane, nei malati di porfiria esalterebbe le tossine presenti nel sangue facendo peggiorare notevolmente la malattia.


 

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